Il dvd video appena pubblicato dall’editore Morgana raccoglie, assieme ad altre interviste e materiali finora inediti, un precedente documento audiovisivo che nel 2008 ha vinto il Premio della i edizione di «Call for Videos», un concorso promosso dall’Associazione Italiana di Storia Orale. I materiali utilizzati per la realizzazione di questi filmati in certi casi hanno trovato spazio anche in un volume e in una mostra che Adriana Dadà – studiosa nota per il suo impegno pluriennale nella raccolta e nello studio delle migrazioni femminili nella Lunigiana e per il pionierismo mostrato nella traduzione audiovisiva delle sue ricerche – ha realizzato con il supporto di Nancy Aluigi Nannini, responsabile delle riprese e della regia di gran parte dei filmati. Si tratta di documenti, di immagini fisse e in movimento, che a loro volta sono stati depositati presso il Museo Archivio della Memoria (mam) di Bagnone, un’istituzione varata dalla locale Amministrazione comunale, ma che raccoglie materiali relativi a tutta l’area della Lunigiana. Il mam, oltre alla raccolta di documenti e memorie del territorio, in accordo con le scuole locali sta anche promuovendo vari corsi di formazione, seminari e iniziative didattiche. La pubblicazione permette di visualizzare la struttura e il ruolo del Museo Archivio della Memoria, che, in maniera pionieristica, riunisce in un’unica istituzione culturale i materiali dell’Archivio Storico Comunale (che dispone di un accesso anche multimediale) e quelli provenienti da archivi familiari, fotografie, documenti, videointerviste. Il dvd video, in altri termini, si colloca nell’ambito della vivace attenzione che istituzioni, e studiosi di varia provenienza disciplinare, stanno mostrando ormai da molti anni per la storia delle migrazioni dall’area appenninica, sede di una delle più antiche forme di mobilità territoriale presenti in molte realtà montane italiane e mediterranee.
Chi sono le «Barsane», o «barsan», protagoniste principali delle interviste filmate da Nancy Aluigi Nannini con particolare perizia tecnica e con una sensibile attenzione per l’espressività e la gestualità di tanti soggetti femminili di differenti generazioni? Per chi non abbia seguito il lungo lavoro di ricerca di Adriana Dadà, va detto che barsan è l’appellativo assegnato a chi, donna o uomo, già in passato, come altri soggetti «mobili» della zona, si spostava dall’area appenninica per raggiungere altre sedi di lavoro. In questo caso la località più vicina ed economicamente più sviluppata era l’area bresciana, che in dialetto veniva chiamata appunto barsana. Era qui che da Bagnone, e da altri paesi dell’Appennino, si andava dapprima per svolgere lavori agricoli di manovalanza e poi per vendere oggetti di vario tipo, secondo il costume dei tanti lavori ambulanti esercitati in modo diffuso in tutto l’arco alpino e nella dorsale appenninica.
Le numerose e avvincenti storie, raccontate in prima persona da queste protagoniste, rimandano percorsi di vita davvero esemplari nelle traiettorie dei lavori itineranti: dapprima i viaggi a piedi o in bicicletta, gli itinerari realizzati con i carretti trainati a mano oppure, dopo qualche primo fortunato guadagno, con più confortevoli camioncini-bancone, e infine, una volta raggiunto lo statuto di commerciante, con l’apertura di veri e propri negozi. Storie di normale itineranza, quindi, dove la fatica del lavoro, nel caso delle donne si accompagnava alla lacerante condizione di un forzata separazione dai coniugi e dalla prole; ma talora anche storie di successo, o comunque di nuove prospettive di esistenza nelle sedi che per lungo tempo erano state raggiunte solo per sporadiche, o intermittenti apparizioni stagionali.
Il video, che si apre con il filmato premiato nel 2008, si dipana lungo un percorso che comprende il «viaggio» all’interno dell’archivio della Memoria di Bagnone nonché nuove interviste sia a donne-protagoniste di migrazioni interne e di viaggi all’estero, sia a rappresentanti delle istituzioni locali con genitori emigrati. Nel ricco documento visivo si trovano inoltre interessanti filmati realizzati per ricostruire la drammatica esperienza della guerra nella zona e per documentare quanto il lavoro femminile, sia in loco che nell’emigrazione, abbia prodotti risultati positivi per la creazione di un’indipendenza economica e la crescita del senso di sé, ma abbia avuto anche risvolti negativi per i ripetuti abbandoni di figli e figlie, indispensabili sia nei lavori stagionali che in molte altre esperienza migratorie, come quelle in Svizzera.
Paola Corti