In questo numero pubblichiamo una parte delle relazioni presentate al primo dei tre symposia internazionali Diaspore Italiane: Italy in Movement, realizzati attraverso la collaborazione di alcuni importanti centri dedicati allo studio delle migrazioni italiane.
La prima conferenza, Living Transcultural Spaces si è tenuta in Australia, a Melbourne, nell’aprile del 2018, organizzata da Paolo Baracchi e Ferdinando Colarossi per il CO.AS.IT. I successivi incontri – Transnationalism and Questions of Identity e Between Immigration and Historical Amnesia – si sono tenuti rispettivamente a New York presso il Calandra Institute (novembre del 2018), e il Galata Museo del Mare e delle Migrazioni di Genova (giugno 2019). I contributi alle conferenze vengono pubblicati, in sedi diverse, dai centri che hanno partecipato all’iniziativa.
Non era mai accaduto nel campo degli studi migratori italiani di vedere confrontarsi così tanti esperti e studenti di ogni paese e generazione. In particolare, l’incontro australiano ha ampliato i nostri orizzonti di ricerca. Siamo perciò lieti di presentare qui alcuni innovativi contributi sulle diaspore italiane da parte di ricercatori quasi tutti australiani, o residenti nel Paese. Si potrebbe definire un numero sulle migrazioni italiane viste dagli antipodi. Per rendere più esplicito l’approccio assunto dagli studiosi australiani anche noi abbiamo rovesciato l’indice della rivista, partendo dal Forum per poi passare ai saggi.
La prospettiva australiana getta nuova luce sia sul dibattito sul colonialismo che su quello della costruzione della razza e in particolare della whiteness e ci induce a ripensare al termine colonie in riferimento alle migrazioni italiane, ben presente nei dibattiti sulla grande emigrazione quando veniva applicato anche agli insediamenti transoceanici. Gli immigrati italiani sono qui mostrati come vittime di discriminazioni e al contempo colonizzatori. Anche l’interazione e il confronto tra vecchie e nuove migrazioni viene ben esplicitato in questa sede.
Francesco Ricatti, introducendo il Forum dedicato alla storia migratoria italiana in Australia, ci porta al cuore della attuale ricerca postcoloniale esaminando il rapporto tra le popolazioni aborigene, i «First Nations people in Australia», e gli immigrati italiani. Anche qui – come nell’articolo di Joseph Pugliese nella sezione saggi – l’obiettivo diventa «decolonizzare» la storia delle migrazioni. A questo fine, si interroga sugli approcci e sulle metodologie da adottare. Fondamentali, per analizzare la realtà migratoria italiana in un paese dal passato coloniale, risultano essere le diverse prospettive scelte nei contributi: da quella linguistica (Federica Verdina e John Kinder), ma anche artistica (Matteo Dutto), famigliare, genealogica (Maria Pallotta-Chiarolli) identitaria, o meglio identitaria e ibrida (Joseph Pugliese e Paola Balla). Quest’ultima, Wemba-Wemba e Gunditjmara da parte materna, e con un padre emigrato dalla Calabria, affronta la questione pluridentitaria sottolineando la necessità di riscrivere la storia dei paesi coloniali dalla prospettiva delle donne indigene.
Passando ai saggi, Joseph Pugliese a partire dall’analisi di una foto di famiglia, effettua non solo una lettura della semiotica del paesaggio attraverso le migrazioni – utilizzando come metafora l’agave e il fico d’India, entrambe piante tipiche del meridione d’Italia, tuttavia originarie dell’America – ma un’analisi dell’influenza delle migrazioni sull’intero ecosistema. Pugliese invita a riflettere sull’impatto che il solo scatto fotografico ha avuto sull’ambiente: «the felling of trees, the butchering and rendering of animals and the mining of metal in the bowels of the earth».
La quarta ondata di immigrati italiani in Australia, descritta da Pascoe e Caffarella, offre un importante confronto tra le due ondate migratorie, quella del secondo dopoguerra e l’odierna, introducendo una nuova figura di migrante italiano, il «globalista». Il «globalista» è caratterizzato dal suo bagaglio di competenze e abilità maturate in Italia che gli consentono di navigare nel mondo sempre più complesso del terzo millennio.
Emanuela Canini affronta il delicato tema della legislazione sulla residenza e la cittadinanza che ha creato una generazione di «migranti temporanei di lunga permanenza».
Agnese Bresin, John Hajek, Jo-anne Hughson, Anna Parker, David Story and Robyn Woodward-Kron presentano una ricerca sul campo effettuata nei club degli immigrati del secondo dopoguerra riscontrando le potenzialità degli incontri tra generazioni diverse di italiani in Australia.
Come la storiografia statunitense ci ha insegnato molto anni fa a considerare i coloni inglesi degli emigranti, oggi la letteratura australiana ci esorta a vedere gli immigrati come colonizzatori, non importa se più o meno inconsapevoli. Una diversa prospettiva che induce a riflettere, al di là delle novità di approcci e suggestioni di ricerca. Agli storici accogliere la sfida del paradigma migratorio che viene dal Nuovo continente.
Un ringraziamento particolare agli autori di questo numero anche per aver condiviso le loro storie personali.
Figura. Il convegno Diaspore italiane. Italy in Movement «Living Transcultural Spaces», keynote address delle Prof.ssa Rita Wilson (Monash University)
Fonte: per gentile concessione di Paolo Baracchi, co.as.it