Quest’anno la festa dell’emigrazione trentina, organizzata dall’Associazione Trentini nel Mondo onlus a Levico dal 10 al 12 luglio, è stata dedicata al 140° anniversario dell’emigrazione italiana e trentina in Brasile. In occasione della tavola rotonda, a cui sono stata invitata a partecipare assieme all’ex presidente dell’Associazione Ferruccio Pisoni, a Iracema Moser Cani, Coordinatrice dei circoli trentini in Brasile e ad alcuni protagonisti, ho posto alcune domande a Maurizio Tomasi, uno degli organizzatori della manifestazione e direttore responsabile della rivista Trentini nel mondo.
L’impressione che ho ricavato da questa manifestazione è quella di una forma di associazionismo molto vitale che è riuscita a riunire sia la popolazione locale che i giovani. Come siete riusciti a ottenere questo risultato?
Innanzi tutto mi lasci dire che se ha avuto questa impressione non possiamo che esserne felici, perché quando organizziamo questo tipo di eventi puntiamo proprio a ottenere questi risultati. La Festa provinciale dell’emigrazione, organizzata in collaborazione con la Provincia Autonoma di Trento, è infatti un’occasione preziosa per portare alla ribalta un importante capitolo della storia della nostra terra e richiamare l’attenzione sulle ragioni che hanno determinato l’emigrazione, sulle conseguenze che ha avuto, sui suoi riflessi nell’attualità.
La Festa provinciale dell’emigrazione si svolge ogni anno in un luogo diverso. Sono i vari Comuni del Trentino ad avanzare la loro candidatura a ospitarla. Il primo passo organizzativo è selezionare la località dove si svolgerà, per scegliere così anche il tema che farà da filo conduttore alla Festa, che deve avere un nesso con il luogo in cui si svolge. Per l’edizione di quest’anno è stata fatta un’eccezione, perché la ricorrenza del 140° anniversario dell’emigrazione italiana verso il Brasile ha di fatto «imposto» l’argomento da trattare. Anche se va precisato che pochi mesi prima della Festa, il Comune di Levico Terme ha sottoscritto un protocollo di amicizia con il Comune di Presidente Getulio, nello stato di Santa Catarina, in Brasile, che in un certo senso ha fatto da adeguato prologo all’appuntamento estivo. Ma nel 2014, ad esempio, la Festa si era svolta in Primiero, una vallata nel Trentino orientale, e l’obiettivo era stato puntato sull’emigrazione che aveva portato molte famiglie di quella zona a Tuzla, in Bosnia Erzegovina. L’anno precedente era stato invece il flusso verso il Cile degli anni 1951-52 a dare lo spunto per il tema da trattare alla Festa organizzata in Val di Sole, dalla quale partirono in molti con quella destinazione. Nel 2012, per fare ancora un ultimo esempio, era stata la pubblicazione del libro Migrazioni dall’Altipiano di Brentonico di Rita Pedrotti e Renzo Tommasi a indicare l’argomento.
Individuati luogo e tema, si passa alla fase progettuale, con il coinvolgimento delle amministrazioni pubbliche, delle associazioni culturali, sportive, ricreative, del mondo del volontariato. Insieme si discutono contenuti e obiettivi fino ad arrivare alla stesura del programma definitivo.
Cosa avete fatto con le scuole del territorio?
Uno dei principali obiettivi della Festa è avvicinare le nuove generazioni, sensibilizzarle sul fenomeno delle migrazioni, farle riflettere. Per questo la Provincia Autonoma di Trento da qualche anno in occasione della Festa dell’emigrazione, offre agli alunni delle classi quinte delle elementari un viaggio per visitare il Museo dell’emigrazione a Genova. Quando le località che ospitano la Festa hanno più di una scuola elementare sul loro territorio, per «selezionare» chi potrà partecipare al viaggio di istruzione, viene promosso un «concorso di disegno» per gli alunni delle quarte classi. In primavera, in accordo con la dirigenza scolastica, vengono organizzati degli incontri con le classi interessate. È l’Associazione a curare e gestire questi incontri, durante i quali viene fatta una sintetica presentazione della storia dell’emigrazione trentina. Si parla delle cause, delle destinazioni, e delle conseguenze dell’emigrazione ma anche di qual è la situazione attuale delle comunità di origine trentina nel mondo. L’esposizione è supportata da immagini, da video, da registrazioni audio, per renderla quanto più possibile fruibile e godibile dagli alunni. Poiché il fine degli incontri è fornire spunti per realizzare disegni sul tema dell’emigrazione, vengono mostrati anche alcuni quadri realizzati da artisti trentini, che fanno parte della collezione di proprietà dell’associazione. Nel corso degli anni la Trentini nel mondo ha infatti chiesto a pittori trentini, che risiedono in provincia ma anche all’estero, di realizzare opere ispirate all’emigrazione trentina, che sono state donate all’Associazione per essere pubblicate sulla copertina del suo periodico. I quadri d’autore non vengono presentati come modelli da copiare ma per riflettere sulle situazioni e i sentimenti che li hanno ispirati: la partenza, il viaggio, la nostalgia per i parenti lontani e per la terra di origine. Bisogna dire che nell’elaborazione dei loro disegni i ragazzi, sempre ottimamente seguiti e stimolati dagli insegnanti, non si sono fatti influenzare dagli esempi portati e hanno dato prova di inventiva e originalità. Viene lasciata anche totale autonomia alle singole classi se realizzare lavori singoli o di gruppo. È una giuria composta da rappresentanti delle scuole, della Trentini nel mondo, della Provincia Autonoma di Trento e del Museo storico del Trentino a selezionare i disegni premiati. Tutti gli elaborati vengono in ogni caso esposti durante le giornate di effettuazione della Festa provinciale dell’emigrazione. Il viaggio a Genova delle classi vincitrici viene fatta l’anno successivo a quello della Festa, quando gli alunni frequentano la quinta. La trasferta viene preceduta da un paio di incontri di approfondimento in classe, curati dal Museo Storico del Trentino.
Alla tavola rotonda della Festa provinciale a Levico Terme, fra il pubblico erano presenti anche i giovani partecipanti al progetto «Interscambi giovanili». Come si articola il progetto?
È un’iniziativa promossa dal Servizio Emigrazione della Provincia Autonoma di Trento, che ha molteplici obiettivi, primo fra tutti quello di favorire la reciproca conoscenza tra giovani di famiglia di origine trentina, nati e vissuti all’estero, e i loro coetanei che vivono in Trentino. La formula del progetto prevede che il giovane discendente trascorra tre settimane in Trentino durante il mese di luglio, ospite presso la famiglia del suo «partner» locale il quale, entro due anni da questa prima fase, ricambierà la visita, sempre per un periodo di tre settimane. Nel periodo di soggiorno in Trentino vengono organizzate attività di «gruppo», mirate alla scoperta della terra di origine, visite culturali e turistiche al territorio, con particolare riferimento alle città di Trento e Rovereto, alla zone dell’Alto Garda e ovviamente alle Dolomiti, dichiarate patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Il calendario degli appuntamenti viene sempre integrato anche da attività collaterali, quali incontri presso realtà formative, associative, economiche, culturali, sportive locali. Proprio per queste sue caratteristiche, per i giovani di origine trentina residenti all’estero il soggiorno in Trentino è importante perché rappresenta la scoperta o la riscoperta delle proprie radici, delle tradizioni e dei valori trasmessi dagli avi emigrati. È anche l’opportunità per conoscere il Trentino di oggi, incontrare la sua gente, confrontarsi con la comunità, verificare l’attuale realtà sociale ed economica. Per i giovani residenti in provincia di Trento, invece, soggiornare presso una famiglia trentina all’estero non è solo l’occasione per scoprire come si vive in quel determinato Paese estero ma significa anche capire meglio, attraverso la testimonianza autentica degli emigrati trentini con cui entrano in contatto, quale possa essere stato il percorso del fenomeno migratorio trentino e italiano in quel Paese. Tutti i partecipanti hanno così la possibilità di mettere a confronto valori, modelli di vita e aspettative dei coetanei, con i quali, com’è regolarmente successo, si sviluppano e si consolidano rapporti di conoscenza, fiducia e amicizia. Per partecipare all’interscambio i giovani di origine trentina presentano la loro candidatura attraverso la compilazione di un modulo. Altrettanto devono fare i giovani che risiedono in Trentino. È poi il Servizio Emigrazione della Provincia che seleziona e abbina i partecipanti all’interscambio.
Ritorni al paese durante l’estate?
L’estate è sicuramente la stagione nella quale si intensificano i ritorni al paese di origine, soprattutto in concomitanza con le feste patronali. Questo è anche uno dei motivi per cui la Festa dell’emigrazione viene organizzata in estate. Estate e rientri è un abbinamento che vale soprattutto per chi è emigrato in Europa. Ma possiamo dire che l’arrivo degli emigrati è diventato un flusso che ormai si registra tutto l’anno. Pressoché ogni mese la sede di Trento dell’Associazione riceve la visita di emigrati provenienti dai diversi paesi in cui si sono formate comunità di emigrati trentini. Negli ultimi anni si è anche intensificato l’arrivo di gruppi di decine di persone, che partecipano a viaggi promossi in prima persona dai Circoli trentini. La Trentini nel mondo collabora all’organizzazione di queste iniziative, con suggerimenti sugli itinerari da seguire, sulle tappe da fare, sui luoghi da visitare: prende contatto con i musei per prenotare gli ingressi e soprattutto con le amministrazioni comunali dei luoghi di origine dei partecipanti al viaggio. Le proposte dell’Associazione e del Servizio Emigrazione della Provincia di organizzare incontri presso i Comuni o le parrocchie per visionare i registri anagrafici, viene sempre accolta con convinzione ed entusiasmo. Nel corso degli anni, accompagnando questi discendenti di emigrati a visitare i paesi di origine dei loro antenati, abbiamo avuto modo di condividere con loro momenti di grande gioia e di profonda commozione.
Avete ricostruito la storia dei circoli e l’avete poi pubblicata, come si è svolta la ricerca?
È stato un lavoro «dal basso» e immane. L’idea di partenza era stata quella di «fotografare» la situazione e la realtà degli oltre duecento Circoli trentini attivi nel 2007, anno nel quale la Trentini nel mondo ha celebrato il suo 50° anniversario di fondazione. Con questo obiettivo, già nel 2006 sono state inviate le lettere con le quali si invitavano i Circoli a raccontare la loro storia, a descrivere le caratteristiche sociali, economiche, ambientali dell’area in cui operano, a inviare fotografie e testimonianze raccolte fra i soci. L’ipotesi iniziale era di raccogliere il materiale in un libro, da pubblicare nell’autunno del 2007, nel periodo di svolgimento delle celebrazioni. Ma dai Circoli arrivò una mole di informazioni e fotografie ben superiore a tutte le più rosee previsioni: per questo prima l’ho definito un lavoro «dal basso», nel senso che il risultato lo si è ottenuto grazie all’apporto diretto dei Circoli. Del resto – come ha giustamente affermato Maria Carla Failo, che ha curato la redazione dell’iniziativa editoriale – non poteva essere una singola persona a scrivere quel tipo di libro: potevano farlo solo i Circoli di loro pugno, lasciando all’Associazione unicamente il compito di tradurre – quando ce n’era bisogno – correggere e sistemare testi e foto secondo uno schema unitario. Ci si rese ben presto conto che non sarebbe stato possibile riunire tutto il materiale in un solo volume. La positiva e massiccia risposta dei Circoli alla richiesta dell’Associazione andava poi adeguatamente valorizzata. Si decise così di suddividere e raggruppare il materiale per aree geografiche e si è arrivati a un’opera in tre volumi intitolata Tanti volti, un’unica comunità – Storia e realtà dei Circoli trentini nel mondo. In totale sono quasi 700 pagine. Il primo volume, che è stato presentato durante le celebrazioni del cinquantesimo, è dedicato ai Circoli d’Europa, a quelli degli ex emigrati e ai Circoli che nel corso degli anni hanno cessato la loro attività. Il secondo volume raccoglie i Circoli presenti in Africa, Oceania, Nord America e Sud America, a eccezione di Argentina e Brasile, perché il materiale arrivato da questi due ultimi paesi è contenuto nel terzo volume, il più corposo. D’altro canto sia in Argentina che in Brasile, che sono state le principali mete della grande emigrazione iniziata nell’ultimo quarto dell’Ottocento, ci sono una sessantina di Circoli. Nei tre volumi i Circoli si presentano e si raccontano con spontaneità e sincerità, dando modo al lettore di conoscere un po’ della loro storia, un po’ della loro attività e qualche protagonista. I tre volumi presentano un grande ventaglio di luoghi e situazioni in cui i trentini all’estero sono cresciuti, vivono e operano; testimoniano la varietà e la ricchezza delle situazioni vissute e presenti; offrono una mappatura, costruita dagli stessi protagonisti, della presenza organizzata dei trentini e dei loro discendenti nei diversi Paesi del mondo.
La storia del singolo Circolo e le vicende di alcuni suoi componenti rappresentano un po’ il cuore di tutto il lavoro, il suo tratto distintivo: perché la lettura di quei testi può far capire, anche a chi di emigrazione non sa nulla, cosa significhi davvero emigrare, cosa abbiano affrontato quelle migliaia di trentini che sono partiti dai loro paesi in tempi diversi e verso diverse destinazioni alla ricerca di un futuro migliore per se stessi e per i loro figli. Migliaia di persone che, indipendentemente dal periodo in cui sono emigrate, hanno sperimentato il doloroso distacco dal proprio mondo, la nostalgia, la solitudine, la mancanza della famiglia, hanno affrontato le difficoltà di adattarsi auna nuova cultura, il problema della lingua, la fatica del lavoro, le speranze deluse e, in molti casi, le promesse non mantenute. Nell’intento dei curatori della «trilogia» le storie dei singoli dovevano tratteggiare, attraverso un processo di riconoscimento e di immedesimazione, la storia di molti, nella convinzione che il racconto dell’esperienza realmente vissuta sia una modalità comunicativa ed espressiva molto più efficace e immediata di qualsiasi altra. I racconti presenti nei tre libri sono come voci che arrivano da tante parti del mondo e appartengono sia ad anziani emigrati sia a giovani discendenti: sono molto eterogenei nella forma e nei contenuti ma in tutti c’è un unico, ininterrotto filo invisibile, che li unisce aldilà dello spazio e del tempo ed è l’attaccamento alle radici, l’orgoglio delle origini trentine, l’amore per una terra che per qualcuno è vicina e meta tradizionale di vacanze e che moltissimi, invece, non hanno nemmeno mai potuto visitare. Va infine ricordato che la trilogia è stata dedicata a Rino Zandonai, che è stato direttore della Trentini nel mondo dal 1990 fino al maggio 2009, quando è tragicamente scomparso: stava rientrando da una trasferta in Brasile e il destino ha voluto che fosse uno dei passeggeri del volo af447 Rio de Janeiro-Parigi precipitato nell’oceano. Zandonai era stato un convinto sostenitore di quest’opera, che purtroppo non ha potuto vedere completata, e durante i lavori di redazione era stato per Maria Carla Failo un costante punto di riferimento e di confronto, sia perché era un esperto della storia dell’emigrazione trentina – tra l’altro lui stesso era stato emigrato in Belgio per vent’anni – sia perché nello svolgimento del suo lavoro aveva avuto l’opportunità di visitare un gran numero di Circoli e di fare la conoscenza diretta di moltissime persone.
Molte associazioni in Italia sono nate dopo la costituzione delle Regioni che hanno raccolto le fila mai interrottesi degli emigrati col territorio, è questo il caso dei Trentini nel mondo?
Lo è parzialmente, nel senso che la decisione di dare vita all’Associazione fu motivata più dall’esigenza di dare risposte ai problemi di chi emigrava in quegli anni che dalla nostalgia. La Trentini nel Mondo, fondata nel novembre del 1957 a Trento, è «un’associazione nata per unire, per aiutare e portare solidarietà», come si afferma nel titolo di un editoriale apparso nel 2007, l’anno del cinquantesimo, a firma di Ferruccio Pisoni, allora presidente dell’Associazione. Scopo principale era offrire ai propri concittadini, che erano costretti a emigrare, la solidarietà e il supporto di cui avevano bisogno per far fronte ai problemi che li affliggevano. Chi emigrava dal Trentino non aveva avuto il tempo e il modo di prepararsi all’impatto con la solitudine, con la mancanza della famiglia, con la necessità di confrontarsi con lingue, culture ed esperienze lavorative tanto diverse da quelle a cui era abituato. In quegli anni per chi dal Trentino andava a lavorare all’estero – verso Svizzera, Germania, Belgio, Francia – preoccupante era il problema degli alloggi: la maggior parte degli emigrati viveva ancora in baracche e molti vi sarebbero rimasti ancora a lungo. Non c’era sufficiente sicurezza sul lavoro. Anche il rilascio del passaporto era oneroso. Mancava un’adeguata assicurazione contro le malattie e non erano previste coperture per i famigliari rimasti in patria. Le famiglie erano disperse e ne derivavano grossi problemi per l’istruzione dei figli, mancava una vera tutela sindacale che difendesse l’emigrato dalle inadempienze contrattuali e dai soprusi. Era poi necessario preparare coloro che intendevano emigrare, far conoscere l’ambiente in cui si sarebbero trovati, far apprendere i rudimenti della lingua, garantire un minimo di formazione professionale che consentisse di accedere al mestiere e non costringesse a una eterna manovalanza. Tenendo presente questo contesto e queste esigenze, l’Associazione nacque con l’intento di unire tutti gli emigrati, non farli sentire soli, portare la solidarietà della comunità intera, aiutarli in tutti i modi possibili a mantenere il legame con i luoghi di partenza. Strumenti fondamentali per dare concretezza a questi intenti programmatici, furono i Circoli. Dopo la sua fondazione la Trentini nel mondo ha sollecitato e favorito la nascita dei Circoli in Europa, nella convinzione che gli emigrati dovessero unirsi per reggere di fronte alle sfide che venivano dall’esterno e per sostenere con maggiore forza le proprie ragioni e le legittime rivendicazioni. Inoltre, la nostalgia e il ricordo della terra lasciata spingevano anche gli emigrati trentini a ricreare nelle nuove terre momenti e luoghi per rivivere, almeno in parte, ciò che si era dovuto abbandonare: la parlata, i costumi, le tradizioni, la cultura e la vita di comunità. I Circoli sorti in Europa in quegli anni consentivano di coltivare questa dimensione, programmavano incontri e attività, favorivano le amicizie, offrivano un luogo comune per ricollegarsi con la terra lontana. La Trentini nel Mondo fu tra le prime associazioni di settore a essere fondate in Italia ma alla sua nascita esistevano già all’estero circoli e aggregazioni fra gli emigrati trentini. A questo proposito va ricordato che per le genti trentine la vita di comunità e la solidarietà fra vicini erano consuetudini praticate da secoli. A questa naturale attitudine si aggiungeva per gli emigrati la necessità di prestarsi aiuto per superare i pericoli e gli ostacoli della nuova condizione. I Circoli attivi prima del 1957 erano dodici, fra i quali quelli di Milwaukee, Solvay e Chicago negli Stati Uniti; Buenos Aires, La Plata, Cordoba e Rosario in Argentina; Montevideo in Uruguay. Questi Circoli aderirono alla Trentini nel Mondo ancora nei primi suoi anni di vita e sono ancora importanti nodi della rete che si estende ora in ventisei paesi. I rapporti tra Associazione e trentini emigrati e i loro discendenti in tutti questi decenni trascorsi, sono mutati e sono destinati a mutare ulteriormente. Il mondo dell’emigrazione trentina non ha più gravi necessità di tipo economico e assistenziale, per cui sono cambiate sia le esigenze che le aspettative nei confronti della patria d’origine. Attualmente ci sono circa duecento Circoli: segno evidente che la volontà di riconoscersi e di fare comunità, nei trentini è ancora viva. Paese, contesto economico e ambiente sociale influenzano le caratteristiche del Circolo e il tipo di attività che svolge. È di questa diversità che la Trentini nel mondo tiene conto ora nell’adottare le sue azioni di intervento nei confronti dei Circoli, in modo che nessuno si senta escluso o marginalizzato. L’Associazione considera i Circoli la propria «spina dorsale» e i nodi naturali di una rete capace di raggiungere buona parte dei trentini nel mondo, consentendogli di dialogare tra loro e con la «casa madre». Questa interconnessione rappresenta una forza e un patrimonio strategico per i soggetti coinvolti, che può anche aiutare il Trentino nel suo processo di internazionalizzazione. La consistenza numerica dei Circoli ha indotto la Trentini nel mondo a creare la figura del Coordinatore, introdotta nello statuto dell’Associazione in occasione dell’assemblea annuale del 2012 e pensata per facilitare e favorire i rapporti e i contatti tra i Soci, i Circoli e l’Associazione, attribuendogli la funzione di «antenna» della Trentini nel Mondo sul territorio. I diciannove Coordinatori sono stati nominati al termine di una consultazione che aveva coinvolto i Circoli trentini, che erano stati invitati a segnalare all’Associazione persone di loro fiducia per ricoprire l’incarico. Ogni Coordinatore svolge il compito di «anello di congiunzione» fra i Circoli e la sede di Trento, è punto di riferimento per i Circoli, raccoglie informazioni, richieste, notizie di eventi dai Circoli, ne dà diffusione e avanza anche proposte per migliorare, razionalizzare e integrare fra loro le varie iniziative. Anche grazie a questa nuova figura, adesso tra Associazione e Circoli esiste un rapporto di reciprocità, di scambio vicendevole di aiuti, di idee, di conoscenze, utili per realizzare quella grande, forte e coesa comunità trentina, che rappresenta l’obiettivo primario dell’Associazione.
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