Mercoledì 16 viene inaugurata a Torino la mostra Fare gli italiani.Tra le tredici “isole tematiche”, dedicate ad approfondire i fenomeni che maggiormente hanno influito sulla storia italiana, sono per la prima volta inseriti a pieno titolo i movimenti migratori.
Il paradigma migratorio italiano per cifre, durata, varietà di mete e di provenienze rappresenta un fenomeno complesso che non ha ancora avuto un’adeguata collocazione nel discorso pubblico italiano pur avendo riscosso negli ultimi anni una grande attenzione nella storiografia.
L’Italia ha visto varcare i confini nazionali 29 milioni di italiani, non tenendo conto dei rientri e delle migrazioni interne, dal momento dell’Unificazione del paese a oggi. L’Italia ha partecipato con i suoi movimenti di popolazione alla prima e alla seconda globalizzazione, realtà che ha visto, e che vede, uomini e donne dalle più diverse origini emigrare nei più diversi contesti. Ma sono ancora numerosi gli stereotipi che ne accompagnano la storia. L’immaginario delle migrazioni italiane, perlomeno a livello pubblico, è rimasto a lungo legato alla grande emigrazione e alle Americhe, e solo in anni recenti l’attenzione si è estesa alle migrazioni postbelliche e all’Europa. Ci si è dimenticati spesso che tutte le regioni italiane sono state toccate dai fenomeni migratori che si sono divisi equamente tra Europa, paesi oltreoceanici e Mediterraneo.
Pochi sanno che gli italiani figurano tuttora tra i gruppi immigrati in diversi paesi europei, in alcuni di questi le seconde generazioni sono oggetto ancora oggi di indagini sociologiche. Persiste infatti un debole flusso migratorio in cui all’emigrazione tradizionale che è composta da persone con un titolo di studio medio inferiore si affianca un’emigrazione sempre più nutrita di diplomati e laureati. Anche le emigrazioni interne continuano: oggi alcune decine di migliaia di persone, per lo più giovani con un alto grado di scolarizzazione, lasciano le regioni del sud per dirigersi verso il nord del Paese.
Un fenomeno di tali dimensioni non poteva non toccare la stessa identità italiana in senso economico, sociale, culturale e politico dato che ogni momento della storia della Penisola è stato caratterizzato da fenomeni migratori: migrazioni interne, transfrontaliere, transoceaniche, effettuate in solitaria, in gruppi di lavoro, in famiglia.
Sempre tra le nazioni europee, l’Italia è quella che più repentinamente è passata da paese di emigrazione a terra di immigrazione. Anche in questo caso, ha il primato della presenza del maggior numero di nazionalità sul territorio, con 130 nazionalità segnalate nel 2007, anche se oggi circa la metà degli oltre 5 milioni di immigrati, tra “regolari” e irregolari, giunge dai paesi dell’Est europeo e un quarto dall’Africa mentre il 50% proviene da soli cinque paesi (Romania, Albania, Marocco, Cina e Ucraina).
Dopo l’apertura, un anno e mezzo fa, del Museo dell’Emigrazione a Roma, la mostra Fare gli italiani rappresenta un momento importante per l’inserimento nella storia di un’esperienza fino a poco tempo fa vissuta solo attraverso le memorie familiari.
Presentare la storia degli emigrati e delle emigrate italiane ‑ a volte vittime di xenofobia e razzismo, ma spesso protagonisti di modelli di integrazione di successo ‑ come parte integrante della storia e dell’identità italiana può aiutare ad affrontare le questioni poste dai fenomeni migratori contemporanei.
Maddalena Tirabassi
Direttore del Centro Altreitalie sulle Migrazioni Italiane, Globus et Locus, Torino
Consulente della Mostra Fare gli italiani
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