Per portare a compimento un percorso di ricerca iniziato un decennio fa, Lorenzo Luatti ha reperito e interpretato un vastissimo corpus di fonti sul tema dell’emigrazione italiana nella produzione letteraria per l’infanzia, dando vita a un volume che è insieme sintesi e sviluppo dei suoi lavori precedenti (i due più recenti sono Adulti si nasceva. Immagini e metafore letterarie sull’emigrazione minorile girovaga e di lavoro dall’Ottocento ai giorni nostri, Isernia, Cosmo Iannone, 2016 e L’emigrazione nei libri di scuola per l’Italia e per gli italiani all’estero. Ideologie, pedagogie, rappresentazioni, cronache editoriali, Todi, Tau, 2018). Come evoca efficacemente il titolo, quella affrontata costituisce una tematica per molti anni trascurata che però – spesso manifesta e talvolta invece sottotraccia – affiora con significativa continuità all’interno di una moltitudine di pubblicazioni che nel tempo hanno formato e tutt’oggi stanno formando le generazioni in età scolare: dunque essa incarna uno stimolante oggetto di studio in sé e al contempo si presta a essere utilizzata come cartina di tornasole sia della percezione che la classe dirigente italiana voleva imprimere ai più piccoli riguardo al fenomeno migratorio, sia della varietà di rappresentazioni che di esso seppe fornire l’editoria nazionale. Quest’ultima, attraverso la penna di autori e disegnatori dal talento estremamente eterogeneo, plasmò l’immaginario di milioni di giovanissimi con romanzi, racconti, storielle edificanti, fumetti, filastrocche, graphic novel e persino copertine di quaderni scolastici. Di tale composito universo librario, l’autore sa tratteggiare con accuratezza e appassionata competenza un quadro ricco ed esaustivo, dal quale non è esclusa (e anzi viene esplorata con particolare attenzione) la stampa periodica.
La monografia si presenta divisa in due sezioni, apparentemente autonome l’una dall’altra, ma in realtà strettamente connesse tra loro: nella prima trova posto l’analisi diacronica di una molteplicità di testi prodotti dall’ultimo ventennio dell’Ottocento a oggi; nella seconda si affronta invece l’opera di singoli scrittori il cui ruolo nella divulgazione di contenuti inerenti all’emigrazione è stato riconosciuto da Luatti come particolarmente rilevante per diffusione e impatto. In chiusura, viene proposta una interessante rilettura de Le avventure di Pinocchio (1881) che ne sottolinea la natura di documento chiave, «capace di accogliere anche le più incongrue sollecitazioni della contemporaneità», con l’intento di fare emergere «certe attinenze simboliche […] e persino alcune anticipazioni» (p. 434) rispetto all’argomento affrontato.
Nella sua disamina su oltre un secolo e mezzo di narrazioni, l’autore individua tre approcci differenti con cui veniva esposta ai ragazzi la questione della diaspora italiana e che, al netto di alcune eccezioni, esprimono coerentemente l’orientamento prevalente nella loro epoca: quello condannatorio tipico delle composizioni lacrimevoli e pietistiche dei primi decenni postunitari; quello dai toni pomposi e celebrativi, intrisi di un orgoglio patriottico ai limiti del grottesco, proprio degli anni del fascismo, periodo in cui «il topos nazionalista dell’italiano all’estero dissodatore di territori incolti e selvatici trovò un contesto narrativo ideale nella letteratura educativa […] in virtù del suo elevato indice di avventurosità» (p. 144); infine, quello ingenuamente ottimistico e positivo che caratterizzò il secondo dopoguerra, quando le partenze furono promosse e incentivate dallo Stato, nella misura in cui questo vi riconosceva una delle prioritarie strategie per promuovere lo sviluppo del paese. Per quanto lontane tra loro possano apparire, tutte queste diverse ottiche lasciano trasparire un medesimo intento di fondo, cioè la veicolazione di un messaggio politico.
In parte, alcuni contenuti e osservazioni sono una riproposizione di quanto già raccolto da Luatti negli studi precedenti; ma, oltre a un’ampiezza di indagine maggiore, che abbraccia una più cospicua quantità di fonti, ad arricchire in modo particolare il volume è l’incursione negli anni più recenti. Questa è inedita e originale e permette di indagare pagine di fiction o autobiografiche, nelle quali ci si confronta in modo non più strumentale e didascalico, ma profondo e schietto, sul passato (e sul presente) degli italiani migranti, nonché su alcune emblematiche esperienze relative all’immigrazione straniera in Italia. A partire dall’inizio degli anni ottanta del secolo scorso, grazie anche alla nuova vitalità che invade il campo dell’editoria per ragazzi, si assiste infatti a un profluvio di titoli che riflettono criticamente sulle migrazioni con respiro nuovo, senza nasconderne la complessità. L’autore ci accompagna a toccare con mano come le immagini naïf e le considerazioni paternalistiche di una volta lascino progressivamente il posto a temi importanti e comuni a ogni esperienza di espatrio: ad esempio, «lo spaesamento generato dallo strappo migratorio, la sospensione identitaria di chi ha riferimenti familiari “qui” e “altrove”» (p. 299).
Da un lato, il lettore potrebbe sentirsi sopraffatto e rischiare di perdersi nel mare magnum di scritti che vengono vagliati, sintetizzati e commentati; ma, dall’altro, spezza la monotonia di una trattazione altrimenti un po’ monocorde attraverso il continuo, fitto dialogo con le immagini tratte dai testi, che riesce brillantemente a svolgere la funzione di vivacizzare e coinvolgere, oltreché rappresentare un’appendice imprescindibile per la comprensione del materiale narrativo.
Il valore aggiunto di questo lavoro risiede comunque nella non comune sensibilità dell’autore, capace di «far parlare» parole e figure, di raccontarle e individuarvi significati nascosti con voce ispirata e intensa.
Francesca Puliga