Permeato dalla sincera e palpabile passione dell’autore per l’oggetto della sua ricerca, questo imponente volume va a completare un lungo percorso di indagine sull’anarchismo carrarese iniziato oltre un venticinquennio fa con Abbasso i dazi, viva la Sicilia. Storia dell’insurrezione carrarese del 1894 (Sarzana, Zappa, 1993) e proseguito negli anni fino al recente I giustizieri. Propaganda del fatto e attentati anarchici di fine Ottocento (Spoleto, Edizioni Monte Bove, 2018). Dopo essersi concentrato sugli aspetti localistici e sulle dinamiche nazionali del movimento anarchico, Vatteroni dedica ora questo ultimo studio alla dimensione transnazionale del fenomeno, così da metterne in luce i legami con il lavoro e l’emigrazione, in special modo attraverso il racconto della catena migratoria che vide protagonisti cavatori e scalpellini di una zona della Toscana dalle peculiari caratteristiche sociali e culturali.
Il libro si apre con la presentazione di una serie di profili biografici, ricavati a partire dai fascicoli del casellario politico attinti all’Archivio di Stato di Massa, relativi a un piccolo gruppo di carraresi che aveva dato vita e aderito ai moti della Lunigiana del gennaio 1894: questi, per protestare contro la durissima repressione inflitta dal governo ai compagni libertari dei fasci siciliani, si erano fatti promotori di uno sciopero che era aveva rapidamente assunto, agli occhi delle autorità, i connotati di una vera e propria iniziativa insurrezionale. Condannati in contumacia, sei degli «agitatori» lasciarono dall’Italia e raggiunsero l’America del Nord, dove sapevano di poter contare sulla «particolare relazione che già all’epoca avvicinava e legava gli Stati Uniti, o meglio alcune regioni e località, al comprensorio carrarese» (p. 20). La loro vicenda e i percorsi da essi intrapresi nel Nuovo Mondo rappresentano l’occasione da cui partire per descrivere e spiegare tali connessioni e scoprirne le numerose e complesse implicazioni, che vengono messe in luce soprattutto tramite l’analisi della vita sociale e dell’impegno politico della comunità di origine apuana insediatasi nella cittadina di Barre, in Vermont. Qui e negli Stati confinanti di Maine, Massachusetts e New Hampshire, in effetti, esisteva già dai primi anni dell’Ottocento una fiorente industria legata all’estrazione del granito, per cui lo stato delle Green Mountains e le aree limitrofe si erano imposti da tempo come la naturale destinazione dei flussi da alcuni territori dell’Italia settentrionale e dall’entroterra di Carrara e Avenza, intensificatisi nell’ultimo ventennio del xix secolo e composti quasi esclusivamente da lavoratori del marmo di comprovata esperienza ed elevato grado di specializzazione e dalle loro famiglie.
La parte centrale della monografia si impernia prevalentemente sulla pubblicistica anarchica edita negli Stati Uniti: ampi stralci di articoli usciti su L’Aurora di Boston, La Questione Sociale di Paterson (New Jersey) e Cronaca Sovversiva, periodico fondato da Luigi Galleani proprio a Barre, si alternano a più riprese e riflettono le tematiche intorno alle quali perlopiù si infiammava il dibattito nei primi anni del secolo, come ad esempio la difesa dei diritti dei lavoratori - immigrati e non – e dei piccoli commercianti, la rivalità con i socialisti, nonché lo stesso antagonismo interno al movimento anarchico che opponeva organizzatori e anti-organizzatori. Inoltre, vengono analizzate anche le interazioni degli anarchici carraresi con alcune figure di spicco del panorama radicale di altre comunità immigrate negli Stati Uniti, tra le quali Emma Goldman.
L’autore sceglie di lasciare molto spazio alle fonti a stampa, tuttavia, benché la lettura di articoli riportati quasi integralmente sia spesso stimolante e offra non pochi spunti di riflessione, la trattazione avrebbe potuto essere forse valorizzata dalla presenza di una più marcata cornice interpretativa e da una maggior quantità di valutazioni e considerazioni di chi scrive.
Senza dubbio i capitoli più originali e interessanti risultano quelli incentrati sul transnazionalismo dell’anarchismo carrarese, illustrando il quale Vatteroni fa emergere elementi di rilievo, che possono offrire anche notevoli opportunità di confronto: il legame degli emigrati con la propria terra d’origine si mantenne forte e saldo nel tempo e a testimoniarlo sono le società di mutuo soccorso, i negozi cooperativi, le molte iniziative di socialità volte a promuovere contemporaneamente il senso di appartenenza politica e il vincolo etnico.
All’approfondita disamina della documentazione archivistica non corrisponde una altrettanto puntuale conoscenza della bibliografia, soprattutto per quanto riguarda le ricerche condotte da storici statunitensi, come quelle di Nunzio Pernicone sui conflitti che lacerarono la galassia dell’anarchismo italoamericano.
Una ricca appendice con le riproduzioni fotostatiche degli scritti di alcuni personaggi influenti di quel mondo e di una serie di frontespizi dei periodici utilizzati per la ricerca completa il volume, che, pur con qualche limite di approccio, si configura come un contributo significativo agli studi sul radicalismo italoamericano.
Francesca Puliga