Ripercorrendo la carriera di Camillo e Camille Cianfarra, l’autore – uno tra i più autorevoli esponenti degli Italian-American studies, da poco prematuramente scomparso – ricostruisce con scrittura vivace e un approccio divulgativo il ritratto di due personaggi affascinanti e poco noti che ebbero un ruolo di spicco nel panorama del giornalismo al di là e al di qua dell’Atlantico; al tempo stesso, attraverso la loro esperienza professionale e umana, analizza temi ed eventi di rilievo di tutta la prima metà del Novecento, in un’alternanza sapiente di pubblico e privato, di clamorosi scoop e gustosi, piccoli aneddoti, che sa fondere felicemente l’indagine storica con il resoconto biografico.
Camillo Cianfarra (1878-1925), nato in Abruzzo e approdato nel Nuovo Mondo subito dopo il liceo per raggiungere il padre emigrato a Filadelfia, era già stato oggetto dell’interesse di Durante, che nel secondo volume del suo imponente Italoamericana. Storia e letteratura degli italiani negli Stati Uniti (2005) ne parla soprattutto in relazione al romanzo Storia di un emigrato, pubblicato nel 1904 e considerato un significativo esempio, tutt’altro che privo di valore letterario, della produzione della diaspora. Proprio in quell’occasione, lo studioso aveva potuto rendersi conto di quanto la biografia del Cianfarra fosse lacunosa, «accidentata ed elusiva» (p. 9), al punto che alcune fonti erroneamente la sovrapponevano a quella del figlio secondogenito, quasi omonimo, Camille Maximilian (1907-1956), che fu invece cittadino statunitense e firma piuttosto celebre del «New York Times» fino alla drammatica morte sull’Andrea Doria, il transatlantico affondato tragicamente nel 1956. Il volume nasce quindi proprio dal desiderio di sottrarre la vicenda dei due alla nebulosità e all’approssimazione in cui era avvolta, affrontando approfonditamente e in sezioni separate entrambe le personalità per esplorare vari aspetti degni di nota del loro percorso: l’impegno politico, gli articoli che scrivevano e le relazioni con i colleghi, fino ai legami allacciati con alcune figure influenti del loro tempo, di cui un esempio importante è l’amicizia che Cianfarra padre strinse con Francesco Saverio Nitti, uomo per cui nutrì grande stima e al quale scrisse con continuità fino ai suoi ultimi giorni.
Il rapporto con il potere e il confine sottile su cui talvolta i giornalisti dovevano muoversi, divisi com’erano fra il dovere di informare e la necessità di non compromettersi, sono senz’altro uno dei temi fondamentali del libro. Infatti, Camillo Sr., il cui primo incarico importante fu la direzione del periodico radicale Il Proletario, servì con la sua penna la causa di una stampa ritenuta dai più pericolosa e sovversiva in quanto socialista e, una volta rientrato in Italia, pagò con la vita l’ostinazione nel portare alla luce la verità sul delitto Matteotti, morendo per i postumi di una violenta aggressione da parte dei fascisti, come già segnalato da Mauro Canali in La scoperta dell’Italia. Il fascismo raccontato dai corrispondenti americani (Venezia, Marsilio, 2017) e anticipato dallo stesso Durante nel suo saggio in The Routledge History of Italian Americans (a cura di William J. Connell e Stanislao G. Pugliese, New York, Routledge, 2018).
Il figlio si trovò a sua volta nella delicata posizione di corrispondente da Roma per il «New York Times» negli anni che precedettero il secondo conflitto mondiale e fino al 1942, quando fu costretto a lasciare l’Italia dopo aver svolto il proprio lavoro non senza difficoltà e con il continuo ricorso a sotterfugi, a un’estrema cautela e circospezione nel procurarsi e trasmettere le notizie. Tutti i giornalisti stranieri, in quel periodo, «dovettero trasformarsi in agenti segreti per non compromettere i loro informatori», e, in generale, «gli americani erano considerati «unofficial enemies»» (p. 300), ma Cianfarra Jr. più di altri subì la situazione, soprattutto in ragione della sua vicinanza al Vaticano, che da dopo l’entrata in guerra di Mussolini si trovava in aperto conflitto col regime. I contatti dei quali si poteva avvalere procuravano in effetti al reporter materiale prezioso, che sarebbe poi confluito nell’apprezzato The Vatican and the War (1944), un testo di notevole importanza mirante a illustrare e chiarire l’atteggiamento, da molti ritenuto quantomeno ambiguo, di Pio xi e Pio xii verso le potenze dell’Asse.
Nel complesso, la monografia può apparire sbilanciata, in quanto oltre due terzi trattano di Camillo Cianfarra, mentre al figlio sono riservate soltanto le ultime ottanta pagine: una simile scelta è tuttavia motivata dal fatto che sul primo personaggio, il cui profilo era certo più sfuggente e complesso da ricomporre, era stato scritto assai poco fino a questo momento e dunque è comprensibile che una ricostruzione dettagliata della sua storia abbia meritato più spazio. Inoltre, colpisce l’efficace e vivida descrizione che Durante sa tratteggiare della sua versatilità propria dello scrittore professionista, della sorprendente capacità di spaziare indifferentemente dalla cronaca nera ai problemi degli emigrati, ai più gustosi pettegolezzi della cronaca mondana nonché l’abilità nel superare le insidie della censura, specie nel corso della Grande Guerra, quando i pezzi di Cianfarra dall’Italia valicavano le Alpi e venivano telegrafati oltreoceano dalla Svizzera.
Sebbene a tratti la narrazione si faccia un po’ prolissa e l’autore tenda a indugiare su particolari non sempre significativi concedendosi ampie digressioni, la ricchezza e l’interesse del materiale esposto, raccolto grazie a una ricerca condotta tra fonti a stampa, archivi ed epistolari, non vengono mai meno. Camillo & Son è una lettura densa e coinvolgente, che riporta alla luce due vite davvero speciali e avvince parimenti l’addetto ai lavori e il semplice appassionato di storia.
Francesca Puliga