L’idea di dedicare una ricerca del Centro Altreitalie alla storia della violenza che ha accompagnato, e che tocca tutt’oggi, le migrazioni delle donne è maturata, alla fine del 2018, dopo la conferenza Donne, Violenza, Migrazione organizzata all’Università di Firenze1. Al momento di parlare di violenza sulle donne nelle migrazioni italiane ci siamo accorte che esistevano pochissimi studi specifici anche se la storiografia sulle donne migranti italiane si è sviluppata moltissimo negli ultimi 30 anni. Un ringraziamento va quindi alle organizzatrici della conferenza per avere portato l’attenzione su un tema trascurato dalla ricerca storica.
L’argomento è purtroppo vastissimo, specialmente se oltre alle violenze familiari, agli uxoricidi, agli stupri e alle molestie si vogliono affrontare le violenze subite dalle donne legate alla malattia fisica o mentale, le piccole violenze quotidiane, ma anche le manipolazioni da parte delle famiglie per imporre scelte di vita. Quindi, il ventaglio delle violenze piccole e grandi subite dalle donne nei fenomeni migratori italiani è ampio, come testimoniano alcune importanti ricerche quali quelle di Nuto Revelli, che nei suoi scritti sulla società contadina parla dei matrimoni combinati (1977; 1985) oppure, nelle ricerche sui matrimoni a distanza, le spose per procura (Scarparo, 2009; Bruno, 2009), le spose di guerra (Cassamagnaghi, 2014, Varricchio, 2015). Il sentire delle donne protagoniste e oggetto di questi fenomeni deve essere però ancora approfondito, così come la violenza familiare che risulta ancora quasi inesplorata, o meglio appena sfiorata nell’ambito di ricerche più ampie. Si tratta di andare a scavare nelle intimità domestiche e familiari della vita dei migranti per far emergere il lato oscuro, i segreti di famiglia a volte tenuti nascosti per generazioni o, come nel caso dell’esperienza coloniale, rompere i silenzi, colmare il «vuoto di memoria».
Un approccio di questo tipo trova difficoltà anche perché è proprio sull’esaltazione del modello familiare italiano – legato all’onore, alla maternità e allo spirito di sacrificio delle donne nei riguardi della famiglia – che è stato costruito non solo l’immaginario, ma anche il riscatto dell’identità degli italiani nel mondo, almeno in alcuni paesi. Per iniziare ad abbattere il muro di omertà storiografica che ha segnato la ricerca della storia delle donne in emigrazione, si è pensato di iniziare rivolgendoci alle storiche/storici che hanno affrontato o sfiorato il tema nelle loro ricerche chiedendo loro di scavare nei documenti per far emergere il lato oscuro della storia migratoria italiana. Tutti si sono dichiarati molto interessati anche se al momento non in grado di farlo, mentre altri si sono resi disponibili per future pubblicazioni.
In questo numero prendiamo in esame alcuni aspetti della violenza subita dalle donne nei fenomeni migratori italiani riservandoci in un prossimo futuro di espandere il campo, sempre seguendo un’accezione ampia del tema, alle migrazioni interne, a quelle europee per allargarci includendo la violenza subite dalle donne immigrate in Italia, sia in famiglia che sul lavoro.
Iniziamo con un saggio introduttivo che parte dall’Italia per focalizzarsi sugli Stati Uniti poiché sono il paese in cui per prima si è sviluppata la storia delle donne migranti e in cui, in particolare attraverso la produzione letteraria, sono emerse alcune importanti testimonianze delle violenze subite dalle donne (Tirabassi). Proseguiamo con un saggio di Augusta Molinari che esamina un campo ancora poco esplorato, ma in continua espansione, e che riguarda anche le migrazioni contemporanee, quello della malattia, fisica e mentale e del disagio dovuto alle migrazioni. «La malattia – afferma Molinari – assume il carattere di una violenza di genere perché riflette il ruolo accessorio attribuito alle donne nelle migrazioni. Sono molte le donne che si ammalano e muoiono ma le loro condizioni di salute restano invisibili, sia all’estero che in patria, perché il loro corpi non sono considerati essenziali per la realizzazione di un progetto migratorio».
Segue Valentina Fusari che affronta il tema della violenza sulle donne durante l’epoca coloniale in Eritrea. Anche qui si denuncia la carenza di fonti poiché i documenti degli archivi disponibili non consentono un’adeguata ricostruzione delle violenze specifiche, ma si individuano nelle memorie e nelle testimonianze orali interessanti piste di indagine. Nel caso eritreo le prime vittime furono donne locali ma il saggio apre nuovi interrogativi sul ruolo delle donne italiane vittime anch’esse dei tradimenti dei mariti, e a volte anche complici nello sfruttamento delle donne seguendo l’ordine razziale.
La parte saggistica si conclude con un memoir di una scrittrice e sociologa argentina, Maria Josephina Cerutti, che ha riletto in questa occasione la sua autobiografia coniugando le violenze private, improntate dal maschilismo, con quelle pubbliche della dittatura che ha colpito in Paese durante la sua adolescenza. Il saggio mostra la normalità della violenza familiare e la scrittura «as a way of healing», che diventa un mezzo per riscattare la propria vita, per usare le parole della scrittrice e critica letteraria statunitense Louis De salvo.
Alla fine,una lunga intervista a Laura Schettini, autrice del volume Turpi traffici sul rapporto tra emigrazione e prostituzione in cui cominciano a emergere figure di donne vittime, ma anche carnefici.
La ricerca sulle violenze nei confronti delle donne come si vede è ancora agli inizi, questo numero di Altreitalie non è che un punto di partenza.
(m.t.)
Note
1 Organizzato da «Seminario permanente. Contrastare la violenza verso le donne un impegno per l’università», Luisa Vierucci, Maria Luisa Vallauri Lucia Re, Silvia Rodeschini, Anna Badino, 27. 11.2018.
Bibliografia
Bruno, Oriana, «Le navi delle mogli: le donne calabresi in Argentina», Altreitalie, 38-39, 2009, pp. 61-84.
Cassamagnaghi, Silvia, Operazione Spose di guerra. Storie d’amore e di emigrazione, Milano, Feltrinelli, 2014.
Revelli, Nuto, Il mondo dei vinti. Testimonianze di vita contadina, Torino, Einaudi, 1977.
–, L’anello forte. La donna: storie di vita contadina, Torino, Einaudi, 1985.
Scarparo, Susanna, «Italian Proxy Brides in Australia», Altreitalie, 38-39, 2009, pp. 85-108.
Varricchio, Mario, «Il sogno e le radici: nostalgia e legami transnazionali delle spose di guerra italiane», Lontane da casa, Accademia up, 2015, pp. 115-48.