La storia degli immigrati italiani in America del Nord nel periodo dei flussi di massa è profondamente legata alla loro difficoltà d’inserimento in una società da sempre soggetta a manifestazioni di xenofobia. La distanza instauratosi tra la comunità italiana e la popolazione nordamericana contribuì alla diffusione di organizzazioni criminali nei quartieri etnici delle principali città dove gli immigrati si erano insediati. Per alcuni di loro, infatti, la possibilità di raggiungere il benessere sociale tanto desiderato in patria passò attraverso attività illegali.
Un esempio paradigmatico in proposito è fornito dal caso di Rocco Perri. La sua avventurosa esistenza non racconta soltanto la storia di un criminale che, grazie al traffico degli alcolici durante l’epoca proibizionista dei roaring twenties, raggiunge la possibilità di vivere il sogno americano. Personifica anche l’evoluzione di una delinquenza etnica che, tra la fine dell’Ottocento e gli anni della Seconda guerra mondiale, si adatta allo spirito capitalistico e consumistico della società occidentale contemporanea. Grazie al considerevole utilizzo di fonti giornalistiche («Toronto Daily Star», «Hamilton Spectator», «Hamilton Herald») e della documentazione dei National Archives of Canada e degli Archives of Ontario, Antonio Nicaso contribuisce a delineare il profilo di un personaggio ai margini del Paese di destinazione, che riuscirà a elevarsi socialmente soltanto attraverso la delinquenza.
Nato nel 1887 a Platì (Reggio Calabria), Perri decide di emigrare in America non intravedendo un futuro roseo né per sé né per la sua famiglia, soprattutto per sottrarsi alla povertà a cui la pressione fiscale dello Stato italiano costringeva i contadini meridionali. Dopo essere sbarcato a Boston nel 1903 e avere vissuto a Montreal lavorando come cameriere, nel 1913 si trasferisce nella cittadina canadese di Hanilton, in Ontario, insieme alla sua fidanzata ebrea, Bessie Starkman. Per la coppia di immigrati emarginati dalla società d’adozione, l’occasione di migliorare il proprio misero futuro si verifica nel 1916, in seguito alla promulgazione dell’Ontario Temperance Act, che vieta il consumo e la distribuzione degli alcolici con una gradazione superiore al 2,5 per cento. Da quel momento, il negozio ortofrutticolo di Perri e Starkman si trasforma in un emporio clandestino di whiskey. Il desiderio di ricchezza facile spinge la coppia alla criminalità e, nella gestione di questo mercato nero, i due coinvolgono un numero sempre maggiore di clienti e di associati al loro business illegale, che contemporaneamente si espande anche ai racket della prostituzione e delle scommesse clandestine.
Dopo l’entrata in vigore del Proibizionismo anche negli Stati Uniti, si sviluppa una fitta rete di collegamenti operativi tra le distillerie canadesi, i grossisti Perri e Starkman e i contrabbandieri statunitensi che vendono al dettaglio e che risultano collegati a Frank Costello e Lucky Luciano a New York, alla malavita ebraica della Purple Gang a Detroit, ad Al Capone a Chicago e a Stefano Magaddino a Buffalo. Tuttavia, le dinamiche del commercio illecito di alcolici, proliferato nella zona dei Grandi Laghi, al confine tra il Canada e gli Stati Uniti, avrebbero meritato un maggiore approfondimento.
Nicaso connota la personalità di Rocco soprattutto per la sua generosità verso i suoi amici, i bambini e i suoi soci in affari, sia vivi che morti, di cui pagava rispettivamente le spese per processi e funerali. Lo stesso Rocco non ha problemi a definirsi un benefattore, affermando di offrire alla cittadinanza di Hamilton ciò che l’Ontario decide di vietare attraverso l’Ontario Temperance Act: «Mi devo ritenere un criminale solo perché violo una legge che non piace a nessuno?» (p. 107).
La morte di Bessie, avvenuta in una sparatoria nel 1930, scardina un impero criminale fondato sull’alcol e che soltanto negli ultimi anni si stava convertendo al traffico di sostanze stupefacenti, grazie alla deviante lungimiranza della donna. Il mancato assoggettamento della banda di Perri alla volontà di una mafia italoamericana sempre più agguerrita e brutale determina pertanto l’inizio del declino di un criminale che, pur vivendo inizialmente di stenti, riesce ad arricchirsi velocemente grazie al contrabbando di whiskey e altrettanto rapidamente ne viene estromesso, alla fine degli anni trenta, da una criminalità organizzata ormai proiettata verso i nuovi business illeciti del traffico di eroina e delle slot machine.
Nonostante sia sopravvissuto a due attentati nel 1938, il «Piccolo Gatsby» (p. 63) di Hamilton conclude definitivamente la propria carriera malavitosa il giorno dell’entrata dell’Italia nel secondo conflitto mondiale. Tra il 1919 e il 1939, il pagamento di onerose pene pecuniarie e l’abilità forense di talentuosi avvocati salvano Perri dal carcere, malgrado varie accuse di possesso d’alcolici, istigazione al suicidio, omicidio colposo, violazione della legge doganale, falsa testimonianza, evasione fiscale, corruzione e possesso d’armi da fuoco. Invece, la presunta complicità col fascismo italiano provoca il suo internamento per quattro anni nel campo di lavoro di Petawawa. Una volta scarcerato, le notizie sulla vita di Rocco si interrompono misteriosamente nel 1944, quando mostra l’intenzione di riconquistare la gestione delle attività illecite a Hamilton. Viene ucciso da Magaddino? Espatria in Messico? È certo che il futuro del traffico di droga non gli appartiene più.
La vicenda di Perri costituisce un’esperienza significativa da cui trarre innovativi spunti di riflessione in merito all’origine e allo sviluppo della criminalità italiana in Canada, una tematica ancora oggi largamente trascurata.
Francesco Landolfi