Questa antologia raccoglie dieci brevi profili, a metà tra biografia e leggenda, di italiani che per ragioni scientifiche, economiche o esistenziali si trasferirono in luoghi del Pacifico a partire dall’Ottocento. È senza dubbio interessante fare luce su questi personaggi, di cui si conosce davvero poco, e sugli scambi culturali e commerciali che tentarono di instaurare, nonché sui metodi di navigazione e, talvolta, sulle velleità colonialistiche che animarono le loro imprese.
Alcuni protagonisti sono delineati in modo meno dettagliato di altri. Ammantata di mistero, per esempio, è la vita di Girolamo Dominis, il capitano dalmata americanizzato nel 1853, raccontata da Elisabetta De Dominis e Paolo Predolin. Assunto dall’armatore bostoniano Josiah Marshall, la cui flotta mercantile era impegnata sulla tratta tra la Cina e le Hawaii, nel 1827 ebbe il comando dell’Owhyhee. Prima di giungere alle Hawaii, si diresse in Oregon da dove avviò traffici di salmoni e pelli di pecora tra le due coste del Nord America. Nel 1846 si persero le sue tracce, proprio quando era previsto il suo ritorno dalla Cina.
Per ragioni economiche, pure Raffaello Carboni si imbarcò a Londra nel 1852 alla ricerca di miniere d’oro in Australia. Antonio Pagliaro ripercorre il suo viaggio e come, a Ballarat nel Victoria, avesse preso parte ai tumulti dei minatori e alla cosiddetta «Eureka Stockade», la sommossa contro le autorità coloniali inglesi. Contro il potere britannico, pochi anni dopo, si ribellarono anche gli indiani nella rivolta dei Sepoy, un’insurrezione a cui partecipò Celso Cesare Moreno, raccontato da Louis Bousquet, Lorenz Gonshor, Rudy Vecoli e Francesco Durante. Il comandante piemontese era impegnato sulle rotte orientali e più tardi approdò a Honolulu, dove divenne cittadino delle Hawaii, primo ministro e responsabile degli esteri nel regno di Kalakaua i. Tra i suoi progetti più ambiziosi spiccava quello di una linea telegrafica transpacifica, perché aveva intuito l’importanza commerciale, strategica e culturale delle cominucazioni con il sud-est asiatico.
Anche l’Italia sostenne le missioni esplorative, proprio per competere con le grandi potenze coloniali. Onofrio Antinori, cofondatore a Firenze nel 1867 della Società Geografica Italiana, guidò nel 1876 una grande spedizione nei laghi equatoriali dell’Africa orientale. Anche Nino Bixio, che nel 1855 aveva costituito la Società di Emigrazione, si dedicò ad attività imprenditoriali ed esplorative in Australia dopo aver partecipato alle lotte risorgimentali.
Questi viaggi erano lunghi e estenuanti, oltre che estremamente pericolosi, come testimoniato nel diario Espatriata. Da Torino a Honolulu che Gina Sobrero pubblicò nel 1908. Di costei, una nobildonna torinese che sposò l’ufficiale hawaiano Robert William Wilcox, si occupa Incoronata Inserra. Nel 1887, i coniugi si imbracarono per le Hawaii dove un colpo di stato della minoranza bianca aveva rovesciato Kalakaua. Sobrero fu delusa dal luogo selvaggio e ostile, al punto da desiderare di rientrare in Italia il prima possibile.
Il tono leggendario di questa antologia viene rinforzato dal dialogo immaginario tra l’esploratore genovese Luigi Maria d’Albertis e l’autrice del capitolo a lui dedicato, Elisabetta Gnecchi-Ruscone, sua pronipote. La scarsità di fonti e la lontananza geografica richiedono talvolta uno sforzo mentale ulteriore, ma l’approccio narrativo accentua il taglio divulgativo del testo, togliendo spessore storico a un personaggio che partecipò alla spedizione dei Mille, fu allievo di Giacomo Doria, esplorò la Nuova Guinea e il fiume Fly e a cui oggi è dedicato il museo delle Culture del Mondo di Genova.
Anche il paragone di Massimo Morello tra le qualità di Odoardo Beccari, il naturalista fiorentino che nel 1865 salpò per la Malesia, e la bottiglia di Chianti Gallo Nero prodotta da una fattoria di Radda in Chianti che raffigura proprio l’esploratore sull’etichetta, ridimensiona le ambizioni storiografiche dell’introduzione al volume. Beccari, padre della biogeografia che ispirò lo scrittore Emilio Salgari, meriterebbe una ricerca più approfindita e sarebbe interessante portare alla luce i suoi rapporti con Charles Darwin e James Brooke.
Le divisioni della comunità veneta e friulana alle Bismarck, secondo Alessandro Marzo Magno, evidenziano come gli italiani tendessero a riprodurre gli stessi schieramenti presenti in patria e a dividersi sulle questioni ideologiche, soprattutto tra cattolici e anticlericali. Con Gino Nibbi, l’attenzione si sposta invece ad anni più recenti. Il personaggio, analizzato da Matteo Aria, giunse infatti in Australia fuggendo dal fascismo, affascinato dal mito di Tahiti nelle rappresentazioni di Paul Gauguin.
Spesso gli esploratori erano mossi, oltre che dalla curiosità scientifica, da un senso di profonda delusione verso la patria che non aveva saputo comprendere le loro potenzialità. Fu il caso di Raffaello (Sanzio) Kobayashi, nato a Bari nel 1917 e divenuto suddito giapponese, o di Giulio Massasso, che per sottrarsi alla guerra civile spagnola decise di raggiungere i parenti in Australia dove divenne un celebre cuoco e direttore (non esisteva il Ministero) dell’agricoltura a Tonga, nonché un commerciante globale di frutta.
L’antologia vuole rappresentare un omaggio a Corto Maltese, il personaggio disegnato da Hugo Pratt, come attestato dai riferimenti alla Ballata del mare salato, dove il marinaio avventuriero affronta il Pacifico. È decisamente interessante scavare nelle imprese di tanti italiani su rotte inusuali. Però l’intento dichiarato in principio di voler colmare una lacuna storiografica è centrato solo in parte. Spesso la mancanza di riferimenti, di racconti in prima persona o di documenti specifici traspone la narrazione su un piano immaginario, dove realtà storica e leggenda si mescolano, lasciando il lettore col desiderio di saperne di più.
Lucia Ducci