Il volume propone piccole storie che si intersecano nel grande universo della City londinese: una collezione di vite che registra un fenomeno fattosi sempre più significativo in anni recenti, quello degli italiani che scelgono proprio la capitale inglese come luogo di scoperta, di rivincita, o di avventura. Enrico Franceschini presenta una serie di racconti, talvolta frammenti di conversazioni o semplici istantanee, guidandoci tra le strade impercettibili della Little Italy londinese e riservando per sé il modesto ruolo di «raccoglitore» (p. 191) o, per meglio dire, di osservatore degli appartenenti a questa sorta di doppia realtà costituita dalla Londra Italia.
Questa raccolta di storie non mira a inquadrare tale fenomeno in un contesto storico-sociale più ampio, né ad analizzare dati o fatti che ne spieghino l’evoluzione e i cambiamenti. Tuttavia, riesce a catturarne alcuni degli aspetti più profondi e problematici attraverso le parole degli intervistati che, narrando la propria esperienza, parlano di sogni e di speranze, di difficoltà e di percezioni a tratti molto simili. L’autore, dunque, si rivolge non tanto a un pubblico di specialisti ma piuttosto di interessati, a lettori curiosi e a giovani desiderosi di partire verso Nord. Al contempo, parla anche a coloro che abitano Londra Italia, a quelli che nelle sue parole si riconoscono, che vivono e osservano da vicino o che hanno vissuto in questa terra in cui si incontrano idealmente lingue, culture, regioni.
Attraverso questa narrazione Franceschini non tanto e non solo intende esplorare le caratteristiche dell’«esodo» (p. 5) di giovani che approdano in Inghilterra, ma soprattutto mira a portare alla luce la commistione di culture, la formazione di una nuova identità e la mentalità di chi diventa «londinese»: come ci si trasforma in cittadino della capitale inglese e quali sono le caratteristiche di tale processo. Il consistente numero di interviste riportate e la grande eterogeneità degli informatori mostrano un mondo in cui convivono studenti, professionisti di vario genere, imprenditori, alcuni trasferitisi per scelta, altri per caso, altri ancora per necessità. Interessante, e per certi versi sorprendente risulta la somiglianza delle loro risposte e impressioni, pur provenendo da categorie professionali molto differenti, nonostante diversi percorsi di vita, modalità e periodo di trasferimento. In particolare, nell’immaginario degli italiani a Londra emerge chiaramente una contrapposizione tra il contesto talvolta limitante e demoralizzante lasciatosi alle spalle e la nuova realtà d’oltremanica multiculturale, frenetica e stimolante. Ricorrono più volte nelle loro descrizioni, infatti, i dubbi e gli ostacoli incontrati in Italia che sono divenuti in Inghilterra opportunità e speranze. Tale antinomia è spesso sintetizzata da termini quali nepotismo e chiusura, da una parte, e meritocrazia e riconoscimento, dall’altra. Occorre sottolineare, tuttavia, che tale contrapposizione si rivela in maniera più evidente soprattutto tra coloro che appartengono alla più recente ondata migratoria, approssimativamente a partire dall’inizio degli anni 2000 e specificamente dopo la crisi economica del 2008. Vi è, inoltre, un’altra interessante convergenza nelle testimonianze raccolte da Franceschini che, da un lato, getta luce sull’identità e le impressioni di chi vive a Londra e, dall’altro, mette in risalto un interessante aspetto della società londinese, ovvero il lavoro come meta e ragione della propria esperienza nella terra d’adozione nonché come espressione della propria identità, dove conta «quello che fai, non quello che sei» (p. 50). Infine, i protagonisti di queste storie non risparmiano critiche alla società inglese, in particolare in merito al sistema dell’istruzione definito «classista» (pp. 50, 67, 132). Non mancano nemmeno alcune riflessioni sulla vita sociale, le modalità di interazione e di comunicazione che molto si differenziano, senza generalizzazioni, dal modello italiano.
Il libro ha dunque il merito di dare voce agli espatriati italiani, di descrivere attraverso le loro parole i loro successi e il loro scoprirsi a pieno titolo cittadini della City, senza tuttavia sradicarsi. Franceschini si mette da parte e permette alla moltitudine variegata degli emigrati italiani di raccontarsi e di raccontare una città in maniera semplice e accattivante. Purtroppo, si accontenta talvolta di presentare acriticamente i loro commenti, risultando a tratti, per dirla con un termine inglese, troppo politically correct. Alcuni aspetti ricorrenti di queste brevi storie, o conversazioni, avrebbero meritato ulteriori approfondimenti ma restano perlopiù inesplorati. I contributi mostrano, ad esempio, il sentimento di doppia appartenenza, che ritorna anche nel titolo, dei giovani emigrati e il suo impatto sulla percezione della vita politica, culturale e sociale del proprio luogo d’origine, così come di quello d’accoglienza. Sarebbe interessante poterne leggere un aggiornamento del volume alla luce dei fatti recenti per capire come il fattore Brexit abbia influito sul senso di appartenenza dei londinesi d’adozione e sulla capacità della City di esercitare la propria attrazione tra i giovani in procinto di partire.
Nel complesso Londra Italia è un libro appassionante e affascinante che ha il pregio di aiutare a comprendere meglio una questione di enorme importanza e di fornire un ritratto vivace di una generazione in movimento.
Ilaria Bernardi
(University of Birmingham)