Le migrazioni non sono state un oggetto di studio frequente da parte della geografia italiana dall’immediato secondo dopoguerra ai primi anni settanta. I geografi italiani, infatti, ritenevano che la disciplina dovesse occuparsi solo degli effetti materiali dell’esodo sul territorio e sul paesaggio, lasciando alle altre scienze sociali lo studio delle cause e delle conseguenze sociali, economiche, culturali e politiche. Dagli anni settanta del Novecento la geografia italiana ha intrapreso una profonda evoluzione epistemologica che ha messo al centro dell’indagine non più gli aspetti visibili del territorio, ma le strutture sociali e le percezioni soggettive che strutturano lo spazio. Ne è scaturito così un interesse per tutti gli aspetti delle migrazioni. Attualmente, ad esempio, la descrizione della distribuzione geografica degli immigrati è finalizzata a comprendere le dinamiche di mercato e culturali, i pregiudizi e le legislazioni che determinano quella distribuzione.