Altreitalie è giunta al cinquantesimo numero. Dal 1989, anno di inizio delle pubblicazioni, sono cambiate molte cose nel campo degli studi migratori, e non solo. Negli anni ottanta, mentre si rafforzava il trend positivo degli arrivi da tutti i paesi del mondo, si parlava poco di emigrazione dall’Italia, considerata un fenomeno più o meno felicemente concluso con cifre che segnavano alcune decine di migliaia di partenze, più o meno bilanciate dai rimpatri. Agli studiosi del fenomeno sembrava spettasse il compito di tirare le somme dell’esodo che aveva visto protagonisti oltre 25 milioni di italiani. Ma già a cavallo dei due millenni fughe di cervelli si andavano a sommare al rivolo mai esaurito di migrazioni economiche, seguiti pochi anni dopo da masse di giovani che, per studio o per migliori opportunità di vita e di lavoro, lasciavano il paese. La crisi ha fatto il resto, dall’Italia si è ripreso ad emigrare con cifre a cinque zeri.
Attraverso Altreitalie abbiamo avuto occasione di seguire e indagare le novità dettate dalla globalizzazione alle mobilità che investivano il nostro paese. La rivista era nata per favorire la ricerca e il dialogo internazionale sulle migrazioni italiane, in particolare quelle transoceaniche, ma ha ben presto ampliato l’orizzonte spazio temporale allargando lo spettro di indagine attraverso un’espansione geografica che dai paesi transoceanici è andata a includere tutto il globo – Europa, Africa, Oriente – ma anche le migrazioni interne. In senso temporale ci si è spostati dalla grande emigrazione alle migrazioni preunitarie e alle questioni più scottanti dell’attualità. In questi ultimi tre decenni sono profondamente cambiati anche il lessico migratorio e il concetto di emigrato: si è superato il binomio emigrazione immigrazione, sono entrate nel nostro vocabolario parole come nuove mobilità, sono stati inclusi tra i migranti anche i profughi, si sta dibattendo se inserire nel novero anche i «cervelli in fuga» e i protagonisti delle nuove mobilità. Le vicende migratorie italiane sono entrate, seppur a fatica, nel discorso pubblico come testimonia non solo il proliferare di mostre musei, centri di documentazione e ricerca, ma anche l’attenzione di cinema, televisione e teatro.
Prima di entrare nel merito di questo numero della rivista un pensiero va ai nostri collaboratori, e sono tanti purtroppo, pionieri nel campo degli studi migratori italiani scomparsi in questi oltre 25 anni: George Pozzetta, Raffaele Cocchi, Gianfausto Rosoli, Luigi Favero, Lugi De Rosa, Rovilio Costa, Ira Glazier, Rudolph Vecoli. I riferimenti alla loro attività di ricerca sono sempre vivi sulle pagine di Altreitalie.
Abbiamo chiesto a coloro che in questi anni hanno collaborato alle attività della rivista, spesso non solo come autori, ma anche come recensori e referee, di scrivere dei brevi saggi sui cambiamenti occorsi negli ultimi trent’anni nel campo migratorio lasciando la massima libertà nella scelta del tema e del formato.
Si inizia con una riflessione sull’utilizzo delle fonti riprendendo i temi affrontati dagli autori (Emilio Franzina) o dalla rivista (Paola Corti) negli ultimi tre decenni, per passare ad argomenti che da poco sono stati oggetto dell’attenzione della ricerca, quali le migrazioni in epoca medievale dalla penisola italica (Giuseppe Cossuto). L’allargamento a campi di indagine fino a poco tempo fa trascurati, come quello dei profughi italiani alla fine della Seconda guerra mondiale, è qui testimoniato da Patrizia Audenino, mentre Antonio Morone affronta gli sudi postcoloniali mostrando i labili confini tra emigrazione e immigrazione. Tema che ricompare nel saggio di Matteo Sanfilippo dedicato alle migrazioni interne in cui l’autore, esaminando il caso torinese, non può far a meno di effettuare un confronto tra gli immigrati meridionali di ieri e gli immigrati di oggi. Il saggio di Stefano Luconi sul comportamento elettorale degli italoamericani, e quello di Edith Pichler sulle nuove migrazioni italiane in Germania che affronta il dibattito sull’immigrazione in alcuni paesi dell’UE, ci riportano alla contemporaneità. Così come Gaetano Rando che esamina gli esiti delle migrazioni italiane in Australia nel secondo dopoguerra e il loro impatto sulle identità delle seconde generazioni.
La storia delle donne emigrate e la prospettiva di genere sono state affrontate fin dagli inizi della pubblicazione della rivista, è del 1992 il primo numero monografico dedicato alle migrazioni femminili; in questa occasione invece di ricostruirne il percorso storiografico che si può trovare in un recente volume pubblicato dal Centro Altreitalie (Lontane da casa, a cura di Stefano Luconi e Mario Varricchio) si è scelto di inserire un dibattito sulla nuova ricerca sulle donne rivolta a indagare gli stereotipi relativi alla figura della madre italiana in emigrazione.
Concludiamo questo numero «celebrativo» con tre saggi che pongono sul tappeto questioni ancora irrisolte: il persistere degli stereotipi etnici attraverso le generazioni (Anthony Tamburri), la genesi degli stessi e il difficile, anche se innegabilmente riuscito, percorso di integrazione degli italiani in Francia. L’intervento di Jean Charles Vegliante più che delle conclusioni traccia l’agenda per il futuro. Partendo dai recenti gravi fatti occorsi in Francia pone infatti delle domande al cuore delle questioni migratorie mostrando che la storia, almeno in questo caso, non si ripete. Quello che oggi può apparire come un percorso difficile, ma piuttosto lineare di inserimento, inclusione/integrazione, chiamamolo come ci pare, dei migranti italiani del secolo appena trascorso, affrontato in queste pagine da Isabelle Felici, non si sta ripetendo. La globalizzazione, la geopolitica, sollevano questioni se possibile più complesse di quelle del Novecento e le migrazioni, di nuovo, ne fanno parte. Slogan come siamo tutti migranti, l’accesso al consumismo, la lotta politica, il vero ascensore sociale degli italiani in Francia, non sembrano più funzionare.
E questa è forse la sfida più complessa con cui gli studiosi delle migrazioni si dovranno confrontare.
Maddalena Tirabassi