La proiezione dell’attività del fascismo fuori dai confini italiani è stata oggetto negli anni più recenti di diverse iniziative di ricerca degli storici. La politica estera, le relazioni diplomatiche, gli scambi economici con l’estero, il rapporto con le istituzioni internazionali sono soltanto alcuni dei terreni con cui si sono confrontati con sempre maggiore determinazione gli studiosi. I risultati di questo lavoro sono ricchi di interesse per quanti vogliano approfondire il ruolo dell’Italia sullo scenario internazionale negli anni compresi tra le due guerre mondiali e ci consegnano un quadro molto articolato di acquisizioni e interpretazioni. I volumi di Francesca Cavarocchi e Matteo Pretelli si inseriscono in questo filone di studi, aggiungendo a loro modo uno specifico interesse rispettivamente per i temi della propaganda culturale e dell’emigrazione, questioni tra l’altro strettamente legate tra loro e scandagliate in profondità in tutto il percorso di ricerca dei due studiosi.
Avanguardie dello spirito si sofferma su un tema, quello della diplomazia culturale, che si situa dal punto di vista storiografico al confine tra lo studio delle politiche culturali, delle istituzioni culturali e della politica estera. Fin dalle prime pagine del volume l’autrice, inoltre, colloca in primo piano la politica migratoria del regime e le sue scelte in merito ai rapporti con le comunità italiane all’estero.
Il volume è diviso in tre parti. La prima è dedicata alla ricostruzione delle posizioni del fascismo nei confronti delle comunità italiane all’estero e all’esame della rilevanza strategica di queste collettività come possibili veicoli di penetrazione culturale del regime e delle sue idee nel mondo. Emerge un quadro molto chiaro delle linee di intervento del regime, tra contraddizioni, problemi e questioni non risolte che complicarono non poco gli intenti di Mussolini, costretto a misurarsi con contesti in cui l’espansionismo culturale invocato faceva fatica ad avere riscontri concreti. Molto differenti erano d’altronde i contesti con i quali tale espansione provava a misurarsi: dalla Francia agli Stati Uniti, due tra i casi più significativi descritti, cambiavano notevolmente gli interlocutori e le specificità stesse della presenza italiana da valorizzare. La seconda parte si sofferma sui progetti concreti con cui venne sostanziata la tematica dell’espansione culturale e dedica molto spazio alla dimensione istituzionale degli interventi. In particolare, viene ricostruito il tentativo di fascistizzazione del Ministero degli Esteri ed è analizzata la nascita della Direzione generale degli italiani all’estero, che, con la soppressione del Commissariato generale dell’emigrazione, segnò una svolta nelle politiche migratorie del fascismo. Viene anche esaminata la vicenda della fascistizzazione della Società Dante Alighieri e la nascita dell’irce, l’Istituto nazionale per le relazioni culturali con l’estero, sorto nel 1938. La terza parte è dedicata agli strumenti della propaganda culturale, dalle scuole all’editoria ai corsi universitari per stranieri alle opere cinematografiche e alle trasmissioni radiofoniche. Il volume si distingue proprio per la sua capacità di tenere insieme segmenti della ricerca storiografica che solitamente viaggiano per conto proprio: la storia delle istituzioni e la storia della politica estera, la storia della scuola e la storia dell’editoria, la storia dell’emigrazione e la storia della comunicazione.
Il fascismo e gli italiani all’estero rappresenta il punto di arrivo di differenti ricerche portate avanti da Matteo Pretelli negli ultimi dieci anni. Il volume propone un profilo storico che parte dal periodo liberale e giunge fino al secondo dopoguerra, ma ha la sua struttura portante nell’analisi del ventennio fascista. È diviso in sei parti. La prima è dedicata alle strutture deputate all’organizzazione del consenso tra gli emigranti: i fasci italiani all’estero, la Direzione generale italiani all’estero del Ministero degli Esteri, i consolati, le case d’Italia, le organizzazioni del dopolavoro. La seconda parte si incentra sull’ideologia di cui si fece portatore il regime nei confronti degli italiani all’estero, considerati come «cittadini-soldato» posti a diretto confronto con le nazioni e le culture «altre» e indottrinati a dovere sui loro compiti nazionali e militari. Come anche Cavarocchi, Pretelli nella sua ricerca analizza le delicate questioni della cittadinanza, della naturalizzazione e snaturalizzazione, dello statuto giuridico che il fascismo cercò di veicolare, con alterni risultati, tra gli emigranti. La terza parte affronta la rappresentazione e l’effettiva realizzazione del consenso. Ricercato attraverso una mitizzazione che attraversava i percorsi più diversi (dal richiamo alla patria a quello alla religione dall’ordine interno in Italia al prestigio internazionale), il consenso viene poi misurato attraverso una delle strade più classiche indagate dalla storiografia: l’adesione alla guerra d’Etiopia. La quarta parte è orientata alla ricostruzione del rapporto tra il fascismo all’estero e i cittadini dei paesi dove gli italiani vivevano, un rapporto che Mussolini cercò di rinsaldare attraverso differenti canali di propaganda e che si componeva anche della relazione, problematica, tra fascisti all’estero e nazisti all’estero. La quinta parte si occupa della diplomazia culturale e commerciale. La sesta delinea le politiche del regime nei confronti dei giovani italiani residenti all’estero, beneficiari di specifiche colonie estive, scuole e organizzazioni giovanili. Nelle conclusioni viene tracciato un bilancio degli interventi del regime, alla prova della Seconda guerra mondiale, che si rivela piuttosto magro per le aspettative che lo stesso Mussolini aveva nutrito. Allo stesso tempo l’autore ricorda la continua penetrazione nelle zone di emigrazione italiana dei fascisti e dei neofascisti ben oltre il crollo del regime.
I libri sono due strumenti di lavoro molto utili, frutto di ricerche di archivio approfondite che mostrano quante fonti ancora relativamente inesplorate siano disponibili per scavare nelle pieghe della storia del fascismo. Tra le tante vicende riscoperte in sede storiografica dai due autori si segnala la nascita e la parabola della Direzione generale per gli italiani all’estero, destinata ad avere, anche se con nomi e funzioni diverse, un ruolo fondamentale anche negli anni dell’Italia repubblicana e spesso trascurato dagli studiosi.
Michele Colucci